Perchè servono nuove centrali a ciclo combinato di Angelo Farina A
fronte della continua richiesta di maggior potenza elettrica disponibile, la
costruzione di nuove centrali a ciclo combinato trova invece la strenua
opposizione degli ambientalisti, che preferiscono procrastinare lo
"status" attuale in modo miope e poco costruttivo. La
soluzione è semplice e nota: costruire nuove centrali! Solo che nessuno le
vuole vicino a casa propria... Il fatto è che le moderne centrali a ciclo
combinato non producono solo energia elettrica, ma anche acqua calda, che può
venire proficuamente impiegate in sistemi di teleriscaldamento su scala urbana.
Alcune città come Brescia, hanno avviato questa scelta da quasi trent'anni, con
risultati ottimi (oltre il 90% delle abitazioni è teleriscaldata), e brillanti
effetti sull'inquinamento dell'aria. L'esperienza
di Brescia ha mostrato anche un'ottima resa economica dell'operazione, pur
essendo basata su sistemi di produzione dell'acqua calda oggi considerati
obsoleti, e con resa di produzione elettrica ridotta rispetto alla produzione
termica. Una moderna centrale dotata di gruppo turbogas, ciclo combinato di
recupero a vapore e riutilizzo dell'acqua calda, consente un altissimo
rendimento di conversione fra calore e lavoro (oltre il 40%), mentre gran parte
dell'energia non convertita rimane disponibile come entalpia di acqua calda
utilizzabile per il teleriscaldamento. In
sostanza, bruciando metano che produce 1000 MW, otteniamo circa 400 MW di
energia elettrica ed almeno altrettanti di acqua calda. Poiché entrambe vengono
vendute a prezzi di mercato, il gestore dell'impianto viene in pratica pagato
due volte, e ciò rende l'operazione estremamente vantaggiosa. In
termini di inquinamento, invece, è facile capire come esso sia in partenza già
dimezzato, in quanto evito di bruciare altrettanto metano nelle case per
riscaldarle. L'inquinamento
prodotto è in realtà ancora molto meno della metà, in quanto una centrale di
questo tipo è equipaggiata con impianti di filtraggio dei fumi assolutamente
impensabili nelle utenze domestiche. L'alta
ciminiera di scarico consente infine di emettere i fumi al di fuori della
"bolla di calore" della città, evitando così il ristagno nelle
strade "a canyon". I
vantaggi sono così evidenti ed appetibili per chiunque che non si capisce
l'ostracismo che questa soluzione incontra. Anche per l'utente finale, un
riscaldamento ad acqua calda è di gran lunga più funzionale, facile da gestire
e meno problematico che un impianto a combustione di metano o gasolio. Sarebbe
pertanto auspicabile non solo che in ogni città di dimensioni medie o grandi si
costruisca un gruppo turbogas, ma che esso venga collegato in posizione
baricentrica rispetto alle utenze di acqua calda, cioè in mezzo alla città! Parliamo
di almeno un centinaio di gruppi, uno per ciascun capoluogo di provincia o città
sopra i 100.000 abitanti. Avere
il turbogas in città è la maggior garanzia che lo stesso verrà sempre
mantenuto in perfette condizioni di efficienza, che non verrà mai azionato se
le emissioni non sono più che perfettamente nei limiti di legge, e che nessuno
farà porcate (perché la produzione avviene sotto gli occhi di tutti). Inoltre
ciò porta ad una ottimizzazione della rete di distribuzione dell'acqua calda,
con riduzione dei costi e delle perdite di calore lungo le tubazioni. Ogni
città dovrebbe essere orgogliosa del suo turbogas, che dovrebbe essere una
costruzione di estetica gradevole, ben inserita nel contesto urbano, con le
porte sempre aperte alle visite dei cittadini e delle scolaresche, posizionata
in modo da risultare ben visibile a tutti (quasi un punto di richiamo). In molte
città la collocazione ottimale sarebbe dentro un parco o un giardino pubblico!
Accanto al turbogas è naturale costruire una piscina, con sauna ed altre amenità
basate sull'acqua calda disponibile in abbondanza. Le
città che per prime adotteranno questa scelta coraggiosa si troveranno con
netti miglioramenti in termini di qualità dell'aria, con le casse comunale ben
rimpinguate, e con un servizio erogato ai cittadini di grande valore pratico,
eliminando per essi tutte le problematiche di sicurezza, manutenzione,
approvvigionamento, ecc. legate ai tradizionali sistemi di riscaldamento
domestico. Le
utenze più lontane dal turbogas potranno anch'esse avere vantaggi sul
riscaldamento domestico, concedendo loro una fornitura agevolata di energia
elettrica, che consenta di utilizzare per la gran parte dell'anno un sistema di
riscaldamento a pompa di calore, supplementato da combustibile fossile solo per
coprire le punte eccezionali di freddo (oggi peraltro sempre meno frequenti). La
posizione di taluni gruppi ambientalisti, che ritengono invece che la
costruzione di tali nuove centrali sia da osteggiare ad oltranza, porta invece
alla sgradevole situazione di mantenere in esercizio, da un lato, le vecchie,
gigantesche centrali Enel, che inquinano e non producono acqua calda. Dall'altro
lato, vengono mantenuti in esercizio i tradizionali sistemi di riscaldamento
domestico a combustione, che non utilizzano la potenzialità termodinamica di
produzione di lavoro insita nella combustione ad alta temperatura, e
contemporaneamente disseminano le nostre città di innumerevoli punti di
emissione assolutamente incontrollabile. Infine,
si produce in tal modo un ben maggiore fabbisogno di idrocarburi da importare,
in quanto sottoutilizziamo quelli bruciati nelle centrali Enel, e poi ne usiamo
altrettanti per riscaldare le case, con nefaste conseguenze sulla bilancia dei
pagamenti italiana... Non
riesco a capire chi tragga vantaggio dal mantenere la situazione di stallo
attuale qui descritta: forse le lobby degli installatori di impianti di
riscaldamento e canne fumarie, o forse le compagnie elettriche straniere che
lucrano sul nostro cronico deficit di produzione elettrica, o infine le grandi
compagnie petrolifere internazionali... Mi sembra stupido che un Ambientalista
serio si lasci strumentalizzare da tali interessi di parte, e non comprenda
invece che con un adeguato programma di innovazione del sistema produttivo
elettrico si possano coniugare brillanti risultati economici e grandi
miglioramenti della qualità ambientale. Angelo
Farina, docente di Fisica Tecnica Ambientale presso le Facoltà di Ingegneria ed
Architettura dell'Università di Parma |