Perchè servono nuove centrali a ciclo combinato

di Angelo Farina

A fronte della continua richiesta di maggior potenza elettrica disponibile, la costruzione di nuove centrali a ciclo combinato trova invece la strenua opposizione degli ambientalisti, che preferiscono procrastinare lo "status" attuale in modo miope e poco costruttivo.

  Va anzitutto chiarito che l'aumento di richiesta di energia elettrica non è un "male" in se, se tale forma di energia, pulita e poco inquinante, viene sistematicamente usata per sostituire altre fonti energetiche più inquinanti e pericolose, come gli idrocarburi liquidi o il gas naturale. Ad esempio, l'uso di pompe di calore per il riscaldamento deve venire salutato con favore da chi è preoccupato per le conseguenze ambientali dovute all'effetto serra ed al riscaldamento del pianeta, in quanto tale sistema di riscaldamento opera "raffreddando" l'ambiente esterno, e senza rilascio di gas di alcun tipo nell'atmosfera. Analogo discorso riguardo il sempre maggior utilizzo di veicoli a trazione elettrica, soprattutto per i mezzi di trasporto pubblico (tranvie, filovie, metropolitane leggere, etc.).

  Analogamente, anche le aziende produttrici si stanno sempre più orientando su processi di produzione ad azionamento elettrico, dismettendo le obsolete centrali termiche che azionavano i sistemi a vapore usati nel passato. Tutte le trasformazioni di cui sopra hanno benefiche ricadute ambientali, anche se ovviamente contrastano con la visione di chi ritiene che solo una contrazione dei consumi equivalga ad un miglioramento della situazione. Il problema è che il sistema di produzione elettrica in Italia non è dimensionato per soddisfare tali accresciute esigenze, con la conseguenza che ne importiamo massicciamente dall'estero, con danno economico diretto (ce la fanno pagare abbastanza cara) ed indiretto (trasferiamo all'estero risorse economiche che invece potrebbero fare da volano all'industria italiana).

La soluzione è semplice e nota: costruire nuove centrali! Solo che nessuno le vuole vicino a casa propria... Il fatto è che le moderne centrali a ciclo combinato non producono solo energia elettrica, ma anche acqua calda, che può venire proficuamente impiegate in sistemi di teleriscaldamento su scala urbana. Alcune città come Brescia, hanno avviato questa scelta da quasi trent'anni, con risultati ottimi (oltre il 90% delle abitazioni è teleriscaldata), e brillanti effetti sull'inquinamento dell'aria.

L'esperienza di Brescia ha mostrato anche un'ottima resa economica dell'operazione, pur essendo basata su sistemi di produzione dell'acqua calda oggi considerati obsoleti, e con resa di produzione elettrica ridotta rispetto alla produzione termica. Una moderna centrale dotata di gruppo turbogas, ciclo combinato di recupero a vapore e riutilizzo dell'acqua calda, consente un altissimo rendimento di conversione fra calore e lavoro (oltre il 40%), mentre gran parte dell'energia non convertita rimane disponibile come entalpia di acqua calda utilizzabile per il teleriscaldamento.

In sostanza, bruciando metano che produce 1000 MW, otteniamo circa 400 MW di energia elettrica ed almeno altrettanti di acqua calda. Poiché entrambe vengono vendute a prezzi di mercato, il gestore dell'impianto viene in pratica pagato due volte, e ciò rende l'operazione estremamente vantaggiosa.

In termini di inquinamento, invece, è facile capire come esso sia in partenza già dimezzato, in quanto evito di bruciare altrettanto metano nelle case per riscaldarle.

L'inquinamento prodotto è in realtà ancora molto meno della metà, in quanto una centrale di questo tipo è equipaggiata con impianti di filtraggio dei fumi assolutamente impensabili nelle utenze domestiche.

L'alta ciminiera di scarico consente infine di emettere i fumi al di fuori della "bolla di calore" della città, evitando così il ristagno nelle strade "a canyon".

I vantaggi sono così evidenti ed appetibili per chiunque che non si capisce l'ostracismo che questa soluzione incontra. Anche per l'utente finale, un riscaldamento ad acqua calda è di gran lunga più funzionale, facile da gestire e meno problematico che un impianto a combustione di metano o gasolio.

Sarebbe pertanto auspicabile non solo che in ogni città di dimensioni medie o grandi si costruisca un gruppo turbogas, ma che esso venga collegato in posizione baricentrica rispetto alle utenze di acqua calda, cioè in mezzo alla città!

Parliamo di almeno un centinaio di gruppi, uno per ciascun capoluogo di provincia o città sopra i 100.000 abitanti.

Avere il turbogas in città è la maggior garanzia che lo stesso verrà sempre mantenuto in perfette condizioni di efficienza, che non verrà mai azionato se le emissioni non sono più che perfettamente nei limiti di legge, e che nessuno farà porcate (perché la produzione avviene sotto gli occhi di tutti). Inoltre ciò porta ad una ottimizzazione della rete di distribuzione dell'acqua calda, con riduzione dei costi e delle perdite di calore lungo le tubazioni.

Ogni città dovrebbe essere orgogliosa del suo turbogas, che dovrebbe essere una costruzione di estetica gradevole, ben inserita nel contesto urbano, con le porte sempre aperte alle visite dei cittadini e delle scolaresche, posizionata in modo da risultare ben visibile a tutti (quasi un punto di richiamo). In molte città la collocazione ottimale sarebbe dentro un parco o un giardino pubblico! Accanto al turbogas è naturale costruire una piscina, con sauna ed altre amenità basate sull'acqua calda disponibile in abbondanza.

Le città che per prime adotteranno questa scelta coraggiosa si troveranno con netti miglioramenti in termini di qualità dell'aria, con le casse comunale ben rimpinguate, e con un servizio erogato ai cittadini di grande valore pratico, eliminando per essi tutte le problematiche di sicurezza, manutenzione, approvvigionamento, ecc. legate ai tradizionali sistemi di riscaldamento domestico.

Le utenze più lontane dal turbogas potranno anch'esse avere vantaggi sul riscaldamento domestico, concedendo loro una fornitura agevolata di energia elettrica, che consenta di utilizzare per la gran parte dell'anno un sistema di riscaldamento a pompa di calore, supplementato da combustibile fossile solo per coprire le punte eccezionali di freddo (oggi peraltro sempre meno frequenti).

La posizione di taluni gruppi ambientalisti, che ritengono invece che la costruzione di tali nuove centrali sia da osteggiare ad oltranza, porta invece alla sgradevole situazione di mantenere in esercizio, da un lato, le vecchie, gigantesche centrali Enel, che inquinano e non producono acqua calda. Dall'altro lato, vengono mantenuti in esercizio i tradizionali sistemi di riscaldamento domestico a combustione, che non utilizzano la potenzialità termodinamica di produzione di lavoro insita nella combustione ad alta temperatura, e contemporaneamente disseminano le nostre città di innumerevoli punti di emissione assolutamente incontrollabile.

Infine, si produce in tal modo un ben maggiore fabbisogno di idrocarburi da importare, in quanto sottoutilizziamo quelli bruciati nelle centrali Enel, e poi ne usiamo altrettanti per riscaldare le case, con nefaste conseguenze sulla bilancia dei pagamenti italiana...

Non riesco a capire chi tragga vantaggio dal mantenere la situazione di stallo attuale qui descritta: forse le lobby degli installatori di impianti di riscaldamento e canne fumarie, o forse le compagnie elettriche straniere che lucrano sul nostro cronico deficit di produzione elettrica, o infine le grandi compagnie petrolifere internazionali... Mi sembra stupido che un Ambientalista serio si lasci strumentalizzare da tali interessi di parte, e non comprenda invece che con un adeguato programma di innovazione del sistema produttivo elettrico si possano coniugare brillanti risultati economici e grandi miglioramenti della qualità ambientale.

Angelo Farina, docente di Fisica Tecnica Ambientale presso le Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell'Università di Parma

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